Vittoriano. Capolavori impressionisti dalla Gare d'Orsay

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Claude Monet Gli scaricatori di carbone

Il Complesso del Vittoriano ospiterà fino all' 8 giugno 2014 la mostra “Musée d’Orsay. Capolavori, curata da Guy Cogeval, Presidente del Musée d’Orsay et de l’Orangerie e da Xavier Rey, Direttore delle collezioni e conservatore del dipartimento di pittura del Musée d’Orsay.

L'esposizione è stata realizzata per presentare il Museo, con la sua storia e le ultime innovazioni con sessantatre opere, in mostra per la prima volta in Italia, che coprono un periodo storico cruciale per la pittura francese: dal 1848 al 1914. Come prologo alla mostra una interessante sezione è dedicata alla Stazione d’Orsay: la sua costruzione per accogliere e ospitare i visitatori dell'Esposizione Universale del 1900, la sua decadenza perché non più funzionale per il trasporto ferroviario e il suo, quasi, insperato salvataggio e la destinazione come sede museale. La stazione  d’Orsay fu un capolavoro di ingegneria, affascinante esteticamente, anche se guarda al gusto ottocentesco più che all'innovazione del secolo, che allora iniziava; per chi non ha visitato il museo e volesse farsene un'idea, il film Hugo Cabret (2011) di Martin Scorsese, la ricorda molto evocando quell'epoca. 

La destinazione a museo evitò la distruzione, come era accaduto per i mercati di Les Halles, e dopo alterne vicende, che sono ben illustrate nel Catalogo della mostra, fu deciso che le opere esposte coprissero il periodo che va dal 1848 al 1914; ponendosi così tra il Louvre, in cui sono esposte le opere delle epoche precedenti, e il Centre Pompidou dove sono presenti quelle dal 1914 in poi. Il Museo d'Orsay fu inaugurato nel 1986 dopo la ristrutturazione avvenuta su progetto di Gae Aulenti; dopo più di venti anni, il museo è stato riprogettato e riorganizzato con l'apertura dei nuovi spazi, inaugurati nel 2011, per offrire una migliore fruizione delle opere, dato anche l'imponente numero dei visitatori. Le fotografie e i disegni dei progetti in mostra illustrano la sua storia, in questa sezione e nel catalogo. 

Venendo alle opere in mostra non bisogna dimenticare che il Museo d’Orsay è aperto e visitabile, quindi la scelta che è stata fatta ha tenuto conto di questa esigenza. Inoltre non ci sono opere di Henri de Toulouse-Lautrec  perché, come è stato spiegato durante la conferenza stampa di presentazione,  provengono da una donazione privata, che ha messo come condizione che non vengano prestate. L'esposizione è divisa in cinque sezioni per illustrare le diverse correnti artistiche francesi della seconda metà del XIX secolo.

Nella prima ci sono i quadri che furono esposti al Salon, cioè quelle opere che accolte in quella esposizione venivano poi acquistate dallo Stato; tra quelle in mostra, Gioventù e amore di W. Bouguereau, che si ispira chiaramente ad Ingres mentre la Tamar di  A. Cabanel evoca E. Delacroix. Entrambi furono pittori di successo tra il 1860 e il 1870, allora non solo piaceva il classicismo, ma anche l'esotismo era di gran moda, come ci ricorda anche il romanzo Salambò (1862) di Flaubert. In contrapposizione c'è il nudo di Gustave Courbet esponente del realismo francese rifiutato al Salon; la vicinanza di queste opere è illuminante sul contrasto tra la visione accademica e le nuove correnti artistiche. Il nudo di Courbet è realistico: niente esotismo o modelli classici, così il cagnolino e lo sfondo, secondo i canoni della Scuola di Barbizon

Proprio Corot, con La danza delle ninfe,  e i pittori della Scuola di Barbizon, aprono la seconda sezione dedicata al paesaggio e alla pittura all'aria aperta che diventerà uno dei canoni ineludibili dell'Impressionismo. A questo si aggiungono le influenze delle scoperte scientifiche sullo studio della luce e l'innovazione, molto pratica, dei tubetti di stagno che contengono i colori. Di grande interesse anche la scelta che mostra l'evoluzione della rappresentazione del paesaggio di pittori come Monet, Cortile di fattoria in Normandia (1863), Argenteuil (1872) e Barche. Regata a Argenteuil (1874), in cui si afferma la nuova tecnica con brevi pennellate giustapposte di colori puri per rendere gli effetti di luce en plein air, su superfici diverse. Tra gli altri sono esposti quadri di Sisley, Cézanne e Pissarro, anche quello di Giovane contadina che accende il fuoco. Gelata bianca, tela in cui utilizzò la tecnica del Pointillisme di Seurat. 

La terza sezione è dedicata alla rappresentazione della modernità rappresentata dalla città, Gli scaricatori di carbone di Monet è particolarmente significativo nella rappresentazione delle attività dello strato sociale più povero, in quanto l'affermazione della modernità viene celebrata nella vita convulsa, soprattutto della borghesia o nelle opere di ingegneria civile e meccanica. Ci sono anche scene di interni nell'unico quadro di Renoir in mostra, Ragazze al pianoforte (1892), e in quelli di Degas, L'Orchestra dell'Opéra (1870 circa) e Ballerine che salgono una scala (1886-90). Le successive sezioni sono dedicate al Simbolismo e alla transizione verso le Avanguardie, nelle quali si può notare la mancanza della prospettiva e l'affermazione di diverse sperimentazioni; tra i quadri sono in esposizione oltre al Monet delle ultime opere, come Il giardino dell'artista a Giverny; Seurat, Il circo; Van Gogh, L'italiana; Gauguin, Il pasto; Bonnard, Giochi d'acqua e Vuillard, Felix Vallotton.     

Pubblicato in: 
GN20 Anno VI 27 marzo 2014
Scheda
Titolo completo: 

Musée d’orsay
Capolavori
Roma – Complesso del Vittoriano
Via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali)
22 febbraio – 8 giugno 2014

Costo del biglietto: € 12,00 intero; € 9,00 ridotto
Orario: dal lunedì al giovedì 9.30 –19.30; venerdì e sabato 9.30 – 23.00; domenica 9.30 – 20.30
La biglietteria chiude un’ora prima
Per informazioni: tel. 06/6780664; www.comunicareorganizzando.it
Prevendite: 892.982; www.listicket.com

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