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Ara Pacis. Gli Impressionisti da Washington a Roma
I capolavori della collezione impressionista e post impressionista della National Gallery of Art di Washington sono per la prima volta a Roma, unica tappa europea di un tour che li porterà in Giappone e in diverse città degli U.S.A. Saranno ospitati al Museo dell’Ara Pacis fino al 23 febbraio 2013, la mostra è a cura di Mary Morton, responsabile del Dipartimento Pittura Francese della National Gallery con il coordinamento tecnico-scientifico per la Sovrintendenza Capitolina di Federica Pirani.
L'evento è nell'ambito del programma di scambio internazionale che porterà il Galata capitolino a Washington. La consolidata collaborazione del Comune di Roma continuerà e riguarda anche: il Fine Arts Museums/Legion of Honor di San Francisco, il Getty Villa di Malibù, il Museum of Fine Arts di Boston, il Nelson-Atkins Museum of Art di Kansas City.
La National Gallery of Art di Washington è nata grazie al magnate e collezionista d’arte Andrew W. Mellon(1855-1937), che nel 1936 propose al Presidente degli Stati Uniti, Franklin D. Roosevelt, di regalare la sua straordinaria collezione d’arte allo stato, con grande senso civico rifiutò che fosse intitolata a lui stesso ma optò per il nome National Gallery of Art, per affermare che era proprietà dell'intera nazione.
Storica fu l’acquisizione, nel 1930-31, di opere straordinarie provenienti da l’Ermitage. Erano tra quelle comprate dallo zar Alessandro I dagli eredi di Joséphine de Beauharnais e frutto delle razzie napoleoniche. Furono messe segretamente in vendita da Stalin: tra queste, il San Giorgio e il drago e la Madonna d’Alba di Raffaello; l’Annunciazione di Jan van Eyck; l’Adorazione dei Magi di Botticelli; il Ritrovamento di Mosè di Veronese, oltre a dipinti di Tiziano, van Dyck, Rembrant.
I lavori iniziati nel 1937 terminarono nel 1941 e l'edificio in stile Palladiano neoclassico, posto nel Mall che separa il Lincoln Memorial dal Campidoglio, fu inaugurato da Roosevelt e, poiché nel frattempo, Mellon era morto, dai suoi due figli, Ailsa Mellon Bruce (1901-1969) e Paul Mellon (1907-1999).
I figli continuarono ad ampliare la collezione e alle loro si aggiunsero altre donazioni. La preziosa collezione impressionista e post-impressionista donata dai due fratelli nel 1978 fu collocata nel nuovo edifico moderno del Palazzo Est. Oltre ai i dipinti dei Mellon sono esposti quelli appartenuti ad altri mecenati come Peter A. B. Widener, Joseph E. Widener, Lessing J. Rosenwald , lo statista W. Averell Harriman, Adele Rosenwald Levy, Benjamin Levy, il pianista Vladimir Horowitz, la pedagogista e filantropa Margaret Seligman Lewisohn e Chester Dale, che donò dei fondi destinati all’ acquisizione di altre opere.
L'interesse non è solo per l'elevato livello artistico delle opere ma anche perché è illuminante sui criteri di scelta dei collezionisti della ricca borghesia statunitense tra fine '800 e '900. Gli Impressionisti si caratterizzarono per la pittura “en plein air”(all'aria aperta) e fecero dell'attenzione al colore e alla luce il basilare e programmatico principio del gruppo, caratteristiche che furono facilitate da alcune innovazioni: l'invenzione dei tubetti di colore che risolvevano una serie di problemi pratici e e quella dei nuovi pigmenti sintetici e inalterabili.
Non era la prima volta nella storia della pittura che veniva posta attenzione ai cambiamenti di luce legati alle variazioni atmosferiche, come dimostrano la pittura fiamminga e olandese, e quella italiana, in particolare quella veneta, fin dal 1500. La loro influenza all'inizio del 1800 in Inghilterra è percepibile nelle opere di Constable (1819 – 1877), in cui predominò soprattutto l'influenza della scuola fiamminga, come dimostrano i suoi paesaggi, in cui l'attenzione alla luce e alla iridescente mutevolezza della nuvole è una delle sue più affascinanti peculiarità.
William Turner (1775-1851) è un altro interessante esempio, nella sua pittura l'influsso di Canaletto e Guardi è innegabile; del resto il pittore si recò più volte in Italia e in particolare a Venezia. Turner usò l'acquarello, una tecnica che influenzò anche i suoi dipinti con la pittura ad olio. Nelle splendide opere della maturità le forme tendono ad essere evanescenti e a dissolversi nella luce e nel colore.
In Francia una mostra di dipinti di Constable influenzò Jean Baptiste Camille Corot (1796 – 1875) e la scuola di Barbizon che fecero della pittura en plein air la loro caratteristica fondamentale, una tecnica adottata anche dai realisti, di cui Gustave Courbet ( 1819 - 1877) fu il maggior esponente. Lo stesso avvenne dopo il periodo neoclassico anche in Italia, con i pittori realisti e poi i Macchiaioli. Non è un caso che in mostra ci sia anche Lo studio dell'artista di Corot considerato uno dei precursori dell'Impressionismo.
La differenza tra la pittura precedente e gli Impressionisti è nella tecnica che via via svilupparono per ottenere gli effetti di luce sia all'aperto che negli interni, nella giustapposizione delle pennellate di colore puro, arrivando ad escludere il nero dalla loro tavolozza, ad un dissolvimento delle forme nel colore e nella luce, con una conseguente perdita del volume e un appiattimento prospettico, come si può osservare nella pittura di Monet.
Fondamentale è anche l'influenza di Manet, che pur vicino al gruppo non partecipò alle esposizioni e la cui tecnica si discosta da quella impressionista. Successivamente subentrò l'approccio scientifico, che si espresse nel Pointillisme, elaborato da Seurat - di cui ci sono due opere in mostra - condizionato dalle scoperte scientifiche e dall'imperante positivismo che influenzarono anche l'approccio estetico.
Qual'è il fattore che ha determinato il successo degli Impressionisti tra i collezionisti degli Stati Uniti ? Questa esposizione fa capire le ragioni di quel successo così ben diretto dai mercanti d'arte, che sono sempre esistiti, ma solo in quell'epoca del liberismo trionfante, come ora, determinarono il cambiamento fondamentale del mercato dell'arte: come investimento finanziario. I soggetti dei quadri mostrano nella grande maggioranza paesaggi e se umanizzati luoghi frequentati dalla “buona società”: le corse, le località di villeggiatura e l'interno dei salotti dove sono posti i soggetti dei ritratti; insomma in quei quadri veniva celebrata la vita di città e della trionfante ricca borghesia, che vi si riconosceva.
Anche se appartennero, almeno temporaneamente, al gruppo impressionista per poi distaccarsene, ci furono delle eccezioni nella scelta dei soggetti e nella visione della vita in città come: Degas, un esempio è L'assenzio, van Gogh e Toulouse Lautrec, di cui rimangono anche gli interni dei bordelli, e naturalmente Cezanne, che fu influenzato soprattutto da Pissarro. Difficilmente, quindi si potrebbero ritrovare nelle tele la Parigi e la Francia descritte da Émil Zola nei suoi romanzi, come L'Assommoir ( l'ammazzatoio) o Germinal, anche se lo scrittore però fu un grande sostenitore e ammiratore del movimento impressionista.
Soggetti come quelli del macchiaiolo Telemaco Signorini: Bagno penale a Porto Ferraio o Sala delle agitate al S. Bonifazio di Firenze, non furono mai presi in considerazione anche se a Parigi, come ovvio, c'erano le prigioni e l'ospedale psichiatrico, Salpètriere, dove Jean- Martin Charcot svolgeva i suoi studi, anche sull'isteria femminile, che attrassero l'attenzione del giovane Sigmund Freud.
La prima mostra passata alla storia dei pittori Impressionisti, termine che fu usato come dispregiativo ma poi venne orgogliosamente rivendicato, fu inaugurata il 15 giugno del 1874, al numero 35 di Boulevard de Capucines a Parigi e fu organizzata dalla Société anonyme des Artistes, Peintres, Sculpteurs, Graveurs. Vi parteciparono trenta artisti, tra cui Claude Monet, Edgar Degas, Pierre-Auguste Renoir, Camille Pissarro, Berthe Morisot, Eugène Boudin, Alfred Sisley e Giuseppe De Nittis, che esposero centosessantacinque opere. Renoir fu l'ideatore dell’allestimento dei dipinti nello studio del famoso fotografo Nadar, riuscendo a creare un percorso coerente tra opere di pittori diversi
Tornando alla mostra, l'esposizione delle 68 opere è divisa in cinque sezioni tematiche dedicate a:La pittura “en plein air”, Ritratti e autoritratti, Donne amiche e modelle, La natura m orta, Vuillard e Bonnard, l’eredità dell’Impressionismo. Nella sezione dedicata alla pittura “en plein air”di particolare interesse sono le opere di Eugène Boudin che può essere considerato un precursore del movimento impressionista. Legato alla Normandia nacque, infatti a Honfleur nel 1824, la pittura lo appassionò fin da giovanissimo e fu incoraggiato da Thomas Couture e François Millet, assidui frequentatori del suo negozio di cornici e colori.
La sua abilità è notevole nella resa degli effetti atmosferici e luminosi delle marine “en plein air”, che devono molto alle vedute olandesi del XVII secolo; i cieli sconfinati e i bassi orizzonti con le spiagge a Trouville dove si recavano in vacanza i ricchi borghesi della “Belle Époque". Un ambiente che fu anche mirabilmente descritto da Proust nella sua Recherche. La sua pittura affascinò il diciottenne Monet, conosciuto a Le Havre, di cui fu maestro dal 1858. Morì a Deauville l’8 agosto del 1898.
Ci sono naturalmente le opere dei più famosi come Monet, Manet, Renoir e anche, del meno famoso ma non per questo meno seducente per luce e colore, Sisley. Sono esposti esempi di pittura “en plein air”, che immergono lo spettatore in un mondo brillante di luce e di iridescenti colori in cui spicca anche l'affascinante Frutteto in fiore a Louveciennes di Pissarro, e non mancano i ritratti di donne leggiadre e sognanti. Di Cezanne sono presenti tele stupefacenti come La battaglia dell'amore e le nature morte, a questo proposito, ricordiamo che a Roma c'è anche la mostra su Cezanne e i pittori italiani del '900, che è intimamente correlata a questa.
Di grande interesse anche la parte, ricca di opere, dedicata a Vuillard e Bonnard, l’eredità dell’Impressionismo. I due pittori uniti da grande amicizia furono tra i fondatori del gruppo dei Nabis (dall’ebraico, Profeti) un'allusione al loro ruolo di iniziati, in una specie di società segreta a carattere mistico. Affascinati dalle stampe giapponesi entrambi le collezionarono, un fattore che condizionò la loro tecnica.
Adottarono la disposizione asimmetrica degli elementi e nei tagli compositivi, l’uso di tinte piatte e motivi decorativi, trassero ispirazione nei colori e nei disegni dei Kimono e delle pitture verticali dei Kakemonos. Una visione dell'arte non più visiva e immediata ma mediata dal ricordo e dall’immaginazione che Bonnard e Vuillard condivisero, quest'ultimo con una propensione per la pittura d’interni in cui ricreare un'atmosfera, colorata ed intima fatta di lievi pennellate e con accostamenti di colori puri.