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Les Ballets Russes III. Prima parte. Shéhérazade e Petruška
La rassegna dedicata ai Ballets Russes al Teatro dell’Opera di Roma si è conclusa con un terzo spettacolo, emblematicamente dedicato alle due coreografie Shéhérazade e Petruška di Michel Fokine. Un coreografo, che con la sua personalità, segnò l’inizio di una stagione irripetibile insieme a Vaslav Nijinskij (lo esamineremo nella seconda parte) il quale, creando Jeux e L’apres-midi d’un faune dimostrò di essere sia uno straordinario interprete sia un coreografo la cui genialità produsse una svolta nella concezione della danza.
Il programma andato in scena il 28,29,30 aprile e il 2/3 maggio scorsi, è stato concepito in modo che Shéhérazade all’inizio e Petruška alla fine incorniciassero le due coreografie centrali di Nijinskij Jeux e L’apres-midi d’un faune, che apporofondiremo nella seconda parte dello speciale dedicato ai Ballets Russes 3. La prima parte di questa recensione dello spettacolo del 30 aprile descrive solo le coreografie di Michel Fokine (Michail Michailovič Fokin in russo), allo scopo di illustrare meglio il ruolo svolto da questo grande coreografo all’interno della mitica compagnia di balletti.
Fokine, che veniva dalla tradizione russa nata dalla confluenza della scuola italiana e francese, ripropose la tradizione sia ricostruendo balletti come Giselle sia reinventandola con Les Sylphides, ma a Parigi creò anche coreografie come Cléopatre, revisione di Une Nuit d'Egypte e Shéhérazade di gusto esotico pervase da una forte atmosfera erotica che incontrò il favore di un pubblico desideroso di emozioni.
Shéhérazade debuttò il 4 giugno 1910 all’Opèra di Parigi. Questo balletto si impose avvalendosi anche del fascino esercitato dall'omonima suite sinfonica (1888) di Nicolai Rimskij-Korsakov che, con una magistrale orchestrazione creò una musica sensuale e coloratissima evocando la narrazione della bella ed intelligente protagonista cui il violino dà voce, introdotto dal suono dell’arpa, e indirizzando così l'ascoltatore verso l'inizio di un nuovo racconto.
Punti forti dello spettacolo furono le scene e costumi di Léon Bakst ricostruiti qui da Anatoly e Anna Nezhny, per l’allestimento dell’Opera Nazionale Lettone, usata per la rappresentazione all’Opera di Roma, e la coreografia di Fokine riproposta da Nicolay Androsov. La trama del balletto narra, a differenza della musica di Korsakov, l'antefatto delle Mille e una Notte, ossia il tradimento della favorita Zobeide e delle altre mogli che corrompono l’Eunuco allo scopo di scegliere fra gli schiavi un amante per l’orgia, e la successiva carneficina punitiva del Sultano al suo imprevisto ritorno.
Fokine si avvalse di Ida Rubistein per la parte parincipale, esaltando il clima erotico della coreografia, la bellezza ed il fascino irresistibile e regale di Zobeide, contrapposto alla danza agile e quasi ferina di Nijinskij nel ruolo dello Schiavo d’Oro che per la prima volta evidenziava la danza e la bellezza del corpo maschile, seguito dal cammeo interpretativo comico e grottesco di Enrico Cecchetti nel ruolo dell’Eunuco. Gaia Straccamore è stata una sensuale Zobeide confermando le sue dote interpretative, Mario Marozzi è stato uno Schiavo d'oro di cui ha sottolineato la prestanza fisica, mentre Claudio Landi era l’Eunuco, tutti affiancati da una interpretazione convincente del corpo di ballo.
Petruška appartiene invece all'altro topos vincente dei balletti, ovvero di quelli ispirati alla tradizione russa, come L'Uccello di Fuoco dell'anno precedente (1910). Diaghilev, infatti, all’inizio della suo percorso artistico a Parigi cominciò proprio con la riproposizione dell'arte russa, come per esempio la rappresentazione del Boris Godunov di Modest Petrovic Musorgskij nel 1908, con il grande basso Feodor Chaliapine.
Il balletto andò in scena il il 13 giugno 1911 proponendo non una favola ma Petruška, una marionetta appartenente alla tradizione popolare russa che, innamoratosi della Ballerina, non viene corrisposto. La Ballerina ama il Moro che poi ucciderà Petruška, ma la sua riapparizione finale, beffarda e irridente ricorda ed esalta l'immortalità del personaggio. La trama del balletto ha come cornice la fiera di carnevale a Pietroburgo, espediente che consente al coreografo di sottolineare mostrare certi aspetti della tradizione russa, in particolare le danze tradizionali, con il loro ritmo travolgente ed in particolare la fisicità acrobatica della danza maschile.
La coreografia di questo balletto rappresenta uno dei vertici della creatività innovativa di Fokine, soprattutto nella gestualità dei burattini, Petruška in primis, la cui malinconia è una delle prove interpretative più impegnative per i grandi ballerini. Igor Stravinskij, l'allievo più brillante di Rimskij-Korsakov che ne compose la musica, la pervase con una ritmica concitata ed inusuali sonorità che, differenza della coreografia, non piacque al pubblico.
Le coloratissime scene e costumi furono create da Alexandre Benois (Alexandr Benua). Nel corpo di ballo che ha interpretato straorinariamente e coralmente il balletto, segnaliamo Manuel Parrucini per Petruška, Viviana Melandri nel ruolo della Ballerina e Augusto Paganini il Moro. La rappresentazione al Teatro dell'Opera si è avvalsa dell'ottima direzione di David Coleman mentre per realizzare il nuovo allestimento le scene sono state ricostruite da Maurizio Varamo. I costumi, i cui colori ci sono parsi sbiaditi rispetto al precedente, da Anna Biagiotti.
- Segue a breve la pubblicazione della seconda parte dell'approfondimento su Jeux e L'Après-midi d'un faune.-