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Il Grande Notturno. Vampiri, morti viventi e generi formulaici
Per raccontare Il Grande Notturno di Ian Delacroix per Edizioni XII bisogna necessariamente chiamare in causa il concetto di genere formulaico, vale a dire quel genere di letteratura che, lungi dal voler ostentare originalità, si pone a livello puramente popolare.
Il volume rientra pienamente nella suddetta categoria e, come è d'obbligo per il settore, attinge a piene mani ad alcuni elementi forti dell'area scelta. Trattandosi di un libro horror-fantastico ecco che, sulla scia di mode come Twilight e The Walking Dead, sono (pseudo)vampiri (qui chiamati Grandi Notturni) e zombi a diventare protagonisti.
Il canovaccio è in stile Urban Fantasy: Milano, invasa dai topi, viene prodigiosamente liberata da una sorta di Pifferaio Magico. Per il servigio reso, l'enigmatico figuro esige però un tributo umano che sarebbe piaciuto a Lucio Battisti: “10 ragazze per me posson bastare...”. Quando il patto verrà infranto, il misterioso incantatore sfogherà la sua ira risvegliando orde di morti viventi che getteranno la metropoli nel caos.
Come il più classico dei survival horror di videoludica memoria, Il Grande Notturno costruisce la prima parte della trama sulla lotta estenuante di un manipolo di superstiti nelle viscere di Milano. L'autore si dilunga spesso nella descrizione di scene d'azione, scelta che può essere o meno apprezzata a seconda delle aspettative che il lettore ripone nel romanzo.
Nella seconda parte l'analisi del Grande Notturno prende il sopravvento. Con una storia nella storia viene fatta luce sull'origine del mostro che, come per ogni vampiro che si rispetti, si colloca nel crocevia tra crudele e tragico.
A onor del vero va detto che la parola con la V non è mai pronunciata. A tutti gli effetti il Grande Notturno è un non-morto a parte, che si nutre di bellezza anziché di sangue. Le analogie con la creatura della notte più amata sono però così palesi che è impossibile non considerarli quantomeno parenti stretti.
Naturalmente non manca nemmeno l'eroina di turno che in questo caso prende il nome di Elettra, figura femminile forte ma comprensiva come vuole il cliché.
In definitiva un libro che, spogliandosi da pretese eccessive, punta a raccontare una storia che a molti teenager di oggi potrebbe piacere. Il sottoscritto l'ha letta over 30 e forse questa è una pecca non da poco...