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IUC. Il favore delle Tenebre per Nordio e Bacchetti
Due solisti d’eccezione, Domenico Nordio al violino e Andrea Bacchetti al pianoforte, per questo concerto dedicato alle oscurità de Le tenebre all’Istituzione Universitaria Concerti il 6 novembre 2010, inclusa l’Aurore del belga Eugène Ysaÿe (1858-1931). Le melodie del poeta del pianoforte a partire dal suono e dall’ornamentale Salonmusik, Fryderyk Chopin (1810-1849), sarà ripercorso in tre Notturni, tra questi il postumo Notturno in do diesis per pianoforte trascritto dal maestro dell’archetto Nathan Milstein.
Andrea Bacchetti al piano solo sui due Notturni op.9 n.° 1 e 2 (1833) di Chopin, offre una performance eccellente sia dal punto di vista della flessibilità ai tasti e sui pedali, sia per l’attenzione con cui propone l’arpeggio di ottavi del primo Notturno con la mano sinistra mentre la destra si muove liberamente sulla tastiera. Più grave del secondo, il Notturno n.° 1 in si bemolle minore è anche più ombreggiato e malinconico – sebbene la cifra stilistica di Chopin sia quella in tutte le sue opere, meno rimarcata nella danze – mentre il secondo offre un afflato aereo e leggerissimamente vivace, a tratti quasi speranzoso, celato pur sempre da una luce lunare. Entrambi dedicati a Madame Camille Pleyel, i due Notturni precedenti introducono – con un intervallo dedicato alla Sonata in re maggiore di Beethoven per violino e pianoforte - al Notturno in do diesis minore per violino e pianoforte del 1830, pubblicato postumo e arrangiato in questo caso dal virtuoso violinista Nathan Milstein. La vena dei due interpreti qui si fa sincronica per completarsi in una virata armonica all’unisono, assolutamente celestiale nell’Allegro vivace dello Scherzo, dal Sogno di una notte di mezza estate di Mendelssohn trascritto da Jascha Heifetz.
L’interpretazione del brano di Beethoven (1770-1827), la Sonata in re maggiore op.12 n.1 per violino e pianoforte, a cominciare dall’Allegro con brio del primo movimento, è un susseguirsi dialogico di virtuosismi tra i due strumentisti di estrema compattezza e levità, rispetto alle oniriche tenebre dei Notturni: un respiro solare nel programma.
La seconda parte del concerto si compone di brani dal Novecento iniziando da L’Aurore di Eugène Ysaÿe (1858-1931), la Sonata in sol maggiore per violino solo op. 27 n° 5 dedicata al celebre violinista Mathieu Crickboom, a cui Nordio dà vigore e arricchisce di colore. Ysaÿe stesso era un eccellente e vigoroso violinista oltre che direttore d’orchestra, ed aveva dedicato ognuna delle sei sonate complessive che compongono l’opera 27, del 1924, ad ognuno dei suoi violinisti prediletti. Il lentissimo iniziale delinea un profilo dei suoni come scaturenti dall’interno, tutto sui toni alti: una passeggiata musicale sul lungomare o fra i ghiacci di un aurora boreale all’ombra di Paganini e di Bach. La Danse rustique invece ha radici folcloristiche e rimanda subito alle danze ungheresi di Brahms sia per ritmo sia per evoluzione, senza però il sostrato malinconico che caratterizza le altre.
Il Notturno per violino e pianoforte dell’americano Aaron Copland (1900-1990) è percorso da venature jazz tipiche del primo trentennio del Novecento: il violino svettante di Nordio si alterna alla direzione di Bacchetti al piano, contendendo virate dodecafoniche di respiro straussiano per riprendere calore e terminare silenziosamente.
La distorta versione di Alfred Schnittke (1934-1998) di Stille Nacht disegna un cielo di stelle solo per le luminose corde del piano, che a tratti improvvisi risuonano come timpani nei tempi dilatati e fra le note gravi della tastiera, innestandole fra gli acuti ed i pizzicati di un violino posseduto dalle ombre e la chiosa di un raggelante silenzio.
Si respira uno spirito brioso con il seguente Karol Szymanowski (1882-1937), con il Notturno e tarantella per violino e pianoforte: una malinconia su toni acuti che si divarica con la tarantella veloce ed incalzante sull’archetto di Nordio, d’intesa con Bacchetti. In pieno spirito novecentesco però si insinuano tocchi tenebrosi e distorti travolti dall’impeto dell’intero corpo musicale. Ben due bis terminano questa straordinaria e voluttuosa performance: il primo è l’Allegro con Brio di Beethoven della prima parte mentre si conclude definitivamente con una Sonata di Bach.
Una nota a parte la merita il cd che Andrea Bacchetti ha registrato nel 2008 per RCA in proposito delle Sonate di Baldassarre Galuppi detto “Buranello” (1706-1785), solitamente celebrato più per le sue collaborazioni con Goldoni – i drammi giocosi - che per il suo intero corpus dotato di oratorii quanto di cantate, di altre opere per il teatro come di sonate, in questo caso curate dall’edizione manoscritta originale dallo stesso Bacchetti. Queste sonate per tastiera quasi del tutto inedite offrono un panorama per lo più inesplorato di Galuppi, aggiungendo un tassello prezioso ed un attento e vibrante escursus compresa la vivace Sonata a cimbalo (Sonata in si bemolle maggiore).