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Opera di Roma. Gli amanti di Mozart dietro i banchi
All'Opera di Roma il terzo e conclusivo episodio della Trilogia sull'amore di Mozart con il libretto di Lorenzo Da Daponte, Così fan tutte, che ebbe la sua prima rappresentazione al Burgtheater di Vienna la sera del 26 gennaio 1790, è un dramma giocoso in due atti che ha come sottotitolo La scuola delle amanti, a ricordare naturalmente la commedia di Moliére La scuola delle mogli e La scuola dei mariti, che hanno però tutt'altra trama. Fino al 27 gennaio ha visto Speranza Scappucci sul podio al suo debutto a Roma e Graham Vick alla regia: due cast di ottimo livello si sono alternati sul palcoscenico.
Così fan tutte è tra le più rodate ma meno rappresentate opere di Mozart rispetto a Le Nozze di Figaro e Don Giovanni, dedicata ad uno sguardo disilluso sull'amore e sull'erotismo, in particolare la fedeltà su cui scommettono i due fidanzati di Fiordiligi e Dorabella, è un'opera all'insegna del belcanto che Speranza Scappucci dimostra di padroneggiare con rispetto filologico però senza verve la musica di Mozart e l'Orchestra dell'Opera di Roma la segue dando buona prova di sé. Scappucci ha mostrato particolare raffinatezza nelle variazioni più sofisticate, ha diretto adeguatamente rispetto alle parti vocali ed ai ritmi un pò rallentati in questa interpretazione dell'opera buffa.
Napoli, dove l’ha situata il librettista Da Ponte, è diventata, nella visione di Vick alla regia e Samal Blak a scene e costumi, l'interno di una scuola dei nostri giorni, con i due adolescenti scalmanati Guglielmo e Ferrando e le fidanzatine e compagne di classe, Fiordiligi e Dorabella. Il tutto fornito di lavagna luminosa a discesa per disegnare la barca del metaforico viaggio dei due in terra straniera, da cui torneranno travestiti da barbuti arabi, possidenti e seducenti.
Il setting di una tra le più amorali tra le opere mozartiane, si è trasformato forse nel più amorale dei luoghi per colpa di un maltrattamento continuo dei professori, non solo come nella visione registica, da parte di adolscenti non cresciuti e scolarizzati appunto, bensì da parte di uno Stato che li maltratta e li umilia rendendoli fragili e labili di fronte a quel mondo in crescita che dovrebbero erudire ed educare. Agli onori della cronaca per la riforma che più sbagliata non si poteva (sic!), La Buona Scuola (che qualcuno ha preso in giro in "bona sola" togliendo la "u" e "cu" al manifesto), probabilmente il sentore è arrivato pure a Vick che però se l'è immaginata anche piena di palloncini colorati, ritraendo però perfettamente gli adolescenti nostrani, con mise e comportamenti perfettamente consoni e "conformi" alla loro età. Insomma, nessuno si distingue ed anche la stessa ingenuità dei due alunni Guglielmo e Ferrando - bravo Mattia Olivieri nel primo, un pò meno verve caratterizzava il secondo, Antonio Poli - lo conferma in toto. Di certo non basta una promessa a parole per rendere fedeli queste ragazzette, la bravissima nelle sue parti, Fiordiligi di Federica Lombardi, e tantomeno la Dorabella di Paola Gardina, meno notabile come voce.
Le due scritte sul muro della scuola la dicono tutta sull'insegnamento terra terra che gli è stato loro impartito, più che dalla scuola dai loro genitori. La "bidella" Despina ha una voce dalla grazia clamorosa ed esperenziata - come si direbbe nel gergo aziendale, probabilmente dove andranno a lavorare questi "figli di papà" di una società pasciuta a smartphone e leggerezza del "si può fare tutto" ma in fondo non si sa fare niente (a parte cercare informazioni su un cellulare che dopo una frazione di secondo si saranno dimenticate) - di Daniela Pini, che svetta insieme al Coro diretto da Gabbiani nascosto dall'allestimento. Molto belli i duetti ed i terzetti dei protagonisti soprattutto più "caldi" nel secondo atto e l'aria di Fiordiligi "Come scoglio" in cui ha dato buona prova di sé Federica Lombardi. Un mediamente bravo Paolo Bordogna nella parte di Don Alfonso, che qui è il prof che spinge a verificare la fedeltà delle ragazze.
A me è sembrato, ma forse fraintendo, che più che a Mozart, Vick abbia pensato al disastro della nostra scuola pubblica in mano a riformisti che non sanno dove mettere le mani perchè non la conoscono e pensano soltanto a frenare il cosiddetto (secondo loro) "potere della formazione" dei professori, negandogli qualsiasi elevazione morale: in sostanza umiliandolo di fronte a questi "adolescenti da strapazzo", che nemmeno alla "scuola degli amanti" hanno mai imparato qualcosa. Se questo mi sembra di ricavare dallo spessore di critica sociale di Vick, - come ci ha anche dimostrato due anni orsono cn Mahagonny proprio al Costanzi - allora gli si può perdonare di essersi tanto allontanato da Mozart e aver mancato la sua "profonda leggerezza".