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Spoleto. Il Barbiere Rossiniano chiude trionfale lo Sperimentale
Al Teatro Nuovo domenica scorsa 22 settembre è andata in scena, riscuotendo un grande successo, l'ultima replica de Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, con la direzione del Maestro Salvatore Percacciolo e la regia di Paolo Rossi è stato l'ultimo spettacolo proposto dal Teatro Lirico Sperimentale“A. Belli” a Spoleto, mentre altre repliche si svolgeranno ad Assisi, Todi, Città di Castello e Orvieto.
Questa commedia in musica dal 20 febbraio 1816, data della prima rappresentazione, non è mai uscita di repertorio, una rarità eguagliata solo da La serva padrona di Pergolesi e da Il matrimonio segreto di Cimarosa, il perché è presto detto, è un capolavoro assoluto in cui il libretto di Cesare Sterbini, basato sull'omonima commedia di Pierre Beaumarchais (1732 – 1799), e la musica si accordano a meraviglia. Il testo, basato su un linguaggio non aulico ma colloquiale, e la musica imprimono un ritmo serrato e coinvolgente allo svolgimento della commedia. La regia di Paolo Rossi ha colto a meraviglia questo aspetto, l'apprendistato con Dario Fo e la lunga militanza teatrale sono emersi prepotentemente nel creare questo divertente spettacolo. «Tutto è stato fatto al servizio della musica e dei ragazzi - ha spiegato il regista – la scenografia racconta abbastanza, quantomeno credo che rivelerà sul palcoscenico un mondo singolare, che in realtà altro non è che un Teatro occupato da alcuni giovani attori che non hanno denaro a sufficienza per pagarsi l’affitto. E come per incanto appare un’orchestra e un direttore, così i ragazzi hanno finalmente la possibilità di affrontare Il barbiere di Siviglia. Ovviamente si lavora con quello che c’è, infatti la scenografia è una sorta di accampamento, che rispecchia un po’ anche la precarietà della situazione stessa, ma a volte i limiti danno anche degli stimoli alla creatività».
Quando si è aperto il sipario, infatti, dominavano sulla scena gli occupanti immersi nel sonno, grandi cartelli spiegavano la situazione, su tutti Almaviva, o sia L'inutile precauzione, nome con cui l'opera debuttò al Teatro Argentina di Roma, ma cancellato, con la scritta spettacolo annullato. Dal palco di proscenio uno striscione annunciava l'occupazione della casa da parte del Comitato dei clavicembalisti, sullo sfondo un altro cartello annunciava che il laboratorio di scenografia era sotto sequestro. Un cartello con violino e martello era il simbolo del sindacato in lotta a denuncia di una situazione teatrale molto critica. Il coro all'inizio si è presentato con cartelli al collo che ben si ricollegano alla situazione attuale denunziando la loro ben nota precarietà e la scarsa considerazione che le istituzioni lirico sinfoniche hanno nei loro confronti.
Non bisogna pensare, però, che la trama sia stata stravolta, tutto il contrario, ogni passaggio è stato svolto mantenendo il ritmo incalzante e l'ironia giocosa e beffarda che caratterizza la commedia, un esempio è stato lo scambio del biglietto di Lindoro con quello della lista del bucato, effettuato con maestria dalla giovane interprete di Rosina, Susanna Wolff. Divertenti alcune trovate: l'arrivo di Don Basilio con la bicicletta e vestito come Don Matteo, l'immagine della cannabis come fiore disegnato sul tamburo da ricamo. Nel finale atto primo:”Guarda Don Bartolo sembra una statua” Don Bartolo viene trasformato con pochi elementi nella Statua della libertà e nel Discobolo, il disco è il tamburo di cui sopra. In conclusione con dei cappelli e un bambolotto nero in braccio a Rosina, portati dall'infaticabile trovarobe, il mimo, Jacopo Spampanato, ecco tutti gli interpreti che si trasformano nel tableau vivant del Il quarto stato di Pellizza da Volpedo, a dimostrare come gli artisti siano i nuovi proletari. Una regia in cui l'idea di base è coerentemente svolta dall'inizio alla fine nella fedeltà al testo e nello stesso tempo proponendo un tema, disgraziatamente fin troppo attuale, che dà da pensare senza tradire, ma al contrario esaltando l'ironia beffarda della opera, con trovate che evocano la “Commedia dell'Arte”.
Un grande lavoro è stato svolto dal regista e dai suoi assistenti con i giovani cantanti vincitori di diverse edizioni del Concorso “Comunità Europea” per giovani cantanti lirici del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto “A. Belli”, a cui si sono aggiunti alcuni cantanti in carriera da tempo per ricoprire tutti i ruoli. Il risultato è stato uno spettacolo divertente e trascinante, in cui i diversi interpreti si sono calati nei personaggi con grande bravura e disinvoltura. Le scene create da Andrea Stanisci hanno assecondato le intenzioni della regia e così i buffi costumi di Clelia De Angelis, che hanno sottolineato l'ingegnosità dei cantanti che si arrabattano nella messa in scena dell'opera. Questo aspetto è evidenziato dalla regia che li fa vedere in un retro palcoscenico sempre indaffarati per mandare avanti lo spettacolo e a ripassare le parti; le luci di Eva Bruno hanno ben accompagnato lo svolgersi dello spettacolo. Bene l'orchestra e il coro, sotto la direzione briosa e teatrale di Salvatore Percacciolo, che ha curato efficacemente la dinamica e i colori della partitura, stessa attenzione ha dato ai recitativi facendo sì che avessero quel carattere di dialogo incalzante e divertente che caratterizza la commedia. Non c'era il rondò finale, che rallenta inutilmente l'azione e non si sarebbe accordato con la regia. Fu solo il tributo non molto convinto, che il compositore dové dare a quella “prima donna” che fu Manuel García, primo Almaviva, e che riutilizzò rielaborandolo, altre due volte, nel rondò finale de La Cenerentola, per contralto, e ne Le Nozze di Teti e di Peleo, per soprano.
Il cast che abbiamo ascoltato era molto omogeneo, affiatato e pervaso dallo spirito giocoso della commedia, Alejandro Escobar è un cantante già in carriera da diversi anni, che possiede una voce morbida e calda e una grande disinvoltura teatrale, è stato un Conte d’Almaviva molto divertente. Venendo ai giovani Luca Simonetti, giunto primo al Concorso “Comunità Europea” 2019, è stato sia vocalmente che teatralmente un convincente e divertente Don Bartolo, possiede un bel timbro baritonale e ha superato destramente le terribili insidie dell'aria “A un dottor della mia sorte”. Susanna Wolff, un soprano dalla voce chiara e limpida, sicura nelle agilità si è calata con disinvoltura nel ruolo di Rosina, fu vincitrice del Concorso “Comunità Europea” 2018. Abbiamo ritrovato Paolo Ciavarelli, che ha confermato la sua sicurezza vocale e attoriale con il suo trascinante e spavaldo Figaro, Antonio Albore, in possesso di una voce brunita si è calato efficacemente nel ruolo di Don Basilio. La ventitreenne Tosca Rousseau, giunta in quarta posizione al concorso di questo anno, ha una vellutata voce di soprano ed è stata convincente sia da un punto di vista vocale che attoriale come Berta. Maurizio Cascianelli, baritono già in carriera, si è ben calato nel ruolo di Fiorello e e dell'ufficiale, una menzione speciale come attore a Ivano Granci, membro del Coro ed esilarante nel ruolo di Ambrogio. Jacopo Spampanato è stato il mimo, trovarobe e tutto fare con la finta gobba e il cappello da giullare è stato giustamente acclamato per la sua trascinante bravura. Al temine una rovente ovazione ha accolto tutti gli interpreti e lo staff tecnico guidato da Paolo Rossi. In conclusione ricordiamo le tre recite destinate alle scuole, dalle elementari in su, che hanno riscosso un grande successo e hanno divertito i bambini e i ragazzi, una iniziativa encomiabile e necessaria per preparare il pubblico di domani.