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Wonder Woman 1984. Il ritorno dell'eroina
Anche Wonder Woman 1984, nuovo cinecomic della DC, ha dovuto scegliere la strada dello streaming essendo impossibilitato ad uscire al cinema, malgrado la regista Patty Jenkins abbia cercato in tutti i modi di uscire al cinema.
Mettendo al bando gli inevitabili e sacrosanti malumori, ci si può comunque immergere in un film rutilante e divertente, anche se meno riuscito del precedente, nell'anno in cui la celebre eroina creata da William M. Marston compie ottant'anni di tante avventure, vite e reincarnazioni.
Dopo un inizio ambientato nel mondo fantasy tutto al femminile di Themiscyra, con echi dell'interessante graphic novel di Jill Thompson L'amazzone, si passa al 1984, colorato e psichedelico, con la solita nostalgia canaglia che colpisce quel decennio e che forse in questo momento è davvero giustificata.
Diana Prince lavora ufficialmente allo Smithsonian Institute of Washington, nel reparto archeologico, e continua la sua attività di super eroina in segreto: un giorno mette le mani su un manufatto recuperato da una rapina, un'antica Pietra dei Sogni ed esprime il desiderio che l'amato Steve, morto tanti anni prima nella Grande Guerra, torni in vita. In parallelo, la sua collega Barbara, una giovane donna insicura e un po' nerd, chiede di diventare forte come Diana, mentre l'uomo d'affari in disgrazia Max Lord, nel suo passato un'infanzia disastrata, nel presente un figlio che vorrebbe un papà più presente, vuole diventare la stessa pietra, capace di realizzare tutti i desideri del mondo.
Le conseguenze saranno imprevedibili, in un'excalation di catastrofi, con un richiamo a due situazioni non certo idiliache reali che c'erano in quel decennio, la Guerra fredda con l'Unione sovietica e i rapporti non facili con il Medio Oriente dovuti alla crisi petrolifera. Solo rinunciando ai propri desideri si potrà salvare il mondo, ma può non essere facile, e molto doloroso.
Wonder Woman 1984 ha come tema l'impossibilità di cambiare il mondo secondo i propri sogni, che possono essere un incubo per qualcun altro, qui declinato in chiave fantastica ma trasferibile, con qualche modifica nel mondo reale. Certo, i cinecomics sono tutti alla fine prevedibili, c'è una minaccia da sventare per il super eroe o la super eroina di turno, ma questo è alla fine la loro forza, il far sentire il pubblico rassicurato e portarlo ad evadere da una realtà che non sempre piace, in cui i propri sogni comunque non saranno mai realizzati.
Il personaggio di Wonder Woman si conferma comunque iconico, anche con la famosa armatura di Asteria, con echi de I cavalieri dello zodiaco, grazie anche a Gal Gadot, un volto oggi per un personaggio eterno, mentre nel resto del cast si rivede con piacere Chris Pine, buona la Barbara in cerca di una vita migliore di Kristen Wiig e decisamente iconico il cattivo fragile Max dal volto di Pedro Pascal, ormai un'icona del genere fantastico, da Game of Thrones a The Mandalorian.
Ma la presenza più iconica è quella di Lynda Carter, la mitica Wonder Woman del serial anni Settanta, a cui è affidata la scena più bella di tutto il film, da attendere con impazienza senza staccare e alzarsi, perché è da applauso. Sperando in un terzo capitolo con le due protagoniste di ieri e di oggi finalmente al cinema.