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X-Men atto finale. La fenice nera
Con X-Men. Dark Phoenix Simon Kinberg, regista e screenwriter, firma quello che è per ora l'ultimo inquietante e spettacolare capitolo della saga dedicata agli X-Men, gli esseri mutanti dai superpoteri dell'universo Marvel, creati dalla fertile immaginazione di Stan Lee e poi ulteriormente perfezionati da Chris Claremont e John Byrne.
Come abbiamo già notato per il penultimo film del Marvel Universe dedicato agli Avengers, anche questa pellicola si distingue per due motivi: l'inconsueto approfondimento psicologico dei personaggi e il ruolo centrale attribuito a una donna, la mutante Jean Grey, che da "semplice" Marvel Girl dotata di poteri mentali e telecinetici si trasforma nell’essere più potente dell’intero universo, ossia in un mutante di livello omega (anche se nell'universo Marvel fumettistico esiste un mutante di livello perfino superiore, ma non ancora sfruttato dall'industria cinematografica, ossia Franklin Richards, il figlio di Reed Richards e Susan Storm dei Fantastici Quattro), forse in grado potenzialmente di sfidare perfino la Captain Marvel protagonista di altri film del Marvel Cinematic Universe.
Sarebbe riduttivo definire questo film un blockbuster, perché, oltre a rappresentare il culmine della saga sugli eroi mutanti a quasi vent’anni dal suo inizio, si può considerare sia un thriller con elementi fantascientifici, sia un dramma psicofilosofico che cerca di far riflettere gli spettatori su concetti come quello di destino e di identità, con domande come quella per cui siamo condannati a un destino che non siamo in grado di controllare o possiamo invece evolvere e diventare qualcosa di più. E la nostra identità è determinata da ciò che gli altri desiderano?
L'esordio del film è ambientato nei primi anni '90, quando gli X-Men, dipinti come un gruppo di supereroi amati da tutti e trattati come celebrità del cinema, a bordo di uno shuttle in grado di intraprendere viaggi interplanetari, seppur con qualche rischio, tentano il salvataggio di un'astronave della NASA in avaria, per mandato diretto del presidente degli Stati Uniti. Nel corso di questa missione nello spazio, Jean Grey (una Sophie Turner che appare quasi più vecchia della sua reale età, segno di una maturazione drammatica e di conflitti irrisolti) resta quasi uccisa quando viene a contatto con un’entità cosmica che amplifica i suoi poteri mutanti, trasformandola quasi in una semidivinità. Come commentano i suoi stessi compagni, si tratta di un "dono", di un "gift" che potrebbe avere una doppia valenza, ossia quella di conferire alla detentrice un potere immensamente benefico oppure quello di scatenare forze oscure e incontrollabili, di incommensurabile forza devastatrice. En passant, non ci sembra casuale la scelta del termine gift, che in inglese significa dono, ma in altre lingue germaniche (tedesco, olandese) vuol dire veleno. Si tratta di quel fenomeno chiamato enantiosemia (ossia la presenza in una stessa parola di due significati opposti), studiato anche da Sigmund Freud nel breve saggio Sul significato opposto delle parole primordiali.
Quando Jean torna sulla Terra cercherà di gestire i nuovi poteri acquisiti con la guida del professor Xavier (qui un James McAvoy freddo e compassato), il suo mentore nella School for Gifted Youngsters da quando vi venne accolta da bambina allorché rimase orfana per un drammatico e inquietante incidente stradale. Ma nonostante l'aiuto del professor Xavier e degli altri X-Men non riesce a contenere i suoi nuovi poteri, con conseguenze estremamente drammatiche per il suo stesso gruppo di amici mutanti. Le sue azioni rischiano quindi di rendere i mutanti, che ormai sembravano faticosamente accettati dalla comunità umana, di nuovo invisi all'opinione pubblica, al punto che gli X-Men sono quasi costretti a chiedere l'aiuto del loro antico arci-nemico, apparentemente ritirato a vita privata, ossia Erik Lehnsherr, alias Magneto (qui di nuovo interpretato da un Michael Fassbender al culmine della sua credibilità, perfettamente a suo agio nel ricreare la personalità di un ex villain entrato parzialmente nel mondo dei "buoni").
Senza anticipare troppo le successive vicende, diremo solo che il punto di svolta sarà costituito dall'irrompere di un "terzo incomodo", la regina della specie aliena degli Shi'ar, Lilandra (qui interpretata da Jessica Chastain, specializzata in ruoli femminili decisi e volitivi), decisa a servirsi dei poteri di Jean per le sue ambizioni di dominio cosmico, simili a quelle delle due specie rivali degli Skrull e dei Kree, che abbiamo visto in Avengers. Dispiace solo che la caratterizzazione del personaggio sia un po' troppo rigida e schematica, e che manchi qualsiasi allusione a una passata relazione sentimentale con il professor Xavier, fondamentale invece nell'universo dei comics Marvel.
Il significato simbolico del personaggio Jean Grey è evidente: cercando di fuggire non tanto dagli altri quanto da sé stessa, dai propri demoni interiori e dal principio di realtà, diventa un’outsider fra gli outsider, fino a perdere ogni contatto anche con coloro che più le erano stati vicini: ma sarà proprio il profondo legame con gli X-Men, che rappresentano la sua autentica famiglia, a salvare il mondo e con esso lei stessa, benché la rigenerazione avvenga come la tappa finale di una perigliosa traversata tra mille pericoli e inenerrabili sacrifici: una vera "fenomenologia dello spirito" attraverso la sofferenza e il dolore più intenso che si possa immaginare.
Rispetto alla precedente puntata della saga, ossia X-Men: Apocalypse (2016), che si configurava come un disaster movie ricchissimo di effetti speciali, ma povero di approfondimenti sulla personalità dei protagonisti, ci troviamo di fronte a qualcosa di ben diverso, che semmai ci riconduce all'ultimo episodio in cui agisce un altro X-Man, ossia Logan, il film del 2017 in cui Hugh Jackman interpreta il mutante Wolverine che scopre la strada verso la redenzione. Redenzione che qui invece avviene attraverso una singolare triangolazione dialettica tra tre personaggi femminili, che sono così determinanti per l'esito della storia: Jean Grey, la mutante dai poteri ambivalenti, simbolo della compresenza del bene e del male; Raven (Jennifer Lawrence), mutante capace, come gli alieni Skrull, di assumere qualsiasi sembianza, spregiudicata agente segreto e terrorista nei fumetti, ma leale e collaborativa agente del professor Xavier nel film; e Lilandra (Jessica Chastain), la cui indiscussa malvagità (anche qui con notevole differenza rispetto ai fumetti, dove più che un'eroina malvagia è una donna ebbra del suo potere) vorrebbe spingere Jean ad abbandonare la propria umanità e a cedere agli istinti più distruttivi.