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Manon Lescaut al Maggio Musicale Fiorentino. Il trionfo di Bartoletti
Domenica 20 febbraio 2011 è andata in scena al Teatro Comunale di Firenze la seconda rappresentazione della Manon Lescaut di Giacomo Puccini con la direzione del maestro Bruno Bartoletti e la regia di Olivier Tambosi (le repliche 22, 24, 26 febbraio). Dal 1948 ad oggi è la settima volta che il melodramma viene eseguito dall’orchestra e coro del Maggio Musicale Fiorentino; l’ultima risale al settembre-ottobre 2002 con la direzione di Daniel Oren, la regia di Pier Francesco Maestrini ed un vecchio e fortunato allestimento del Teatro Massimo di Palermo.
Bruno Bartoletti, nato a Sesto Fiorentino nel 1926, ha compiuto gli studi musicali presso il conservatorio Luigi Cherubini di Firenze. È stato Direttore Stabile dell’Opera di Copenaghen, di Roma e di Chicago, dove dal 1964 al 2000 ha rivestito la carica di Direttore Artistico e poi di Direttore Artistico Emerito, che ricopre tuttora.
Bartoletti ha diretto Manon Lescaut in vari e prestigiosi teatri italiani e stranieri, ma curiosamente mai a Firenze, nonostante sia stato dal 1985 al 1991 Direttore Artistico del Maggio Musicale Fiorentino ed abbia affrontato più volte le opere di Giacomo Puccini nel corso della sua lunga carriera. Quindi, a distanza di oltre otto anni Manon Lescaut ritorna al Teatro Comunale di Firenze diretta per la prima volta dall’ottantacinquenne direttore di fronte ad un pubblico curioso e carico di aspettative.
Ispirata al celebre romanzo francese di Antoine Prévost pubblicato nel 1731, settimo ed ultimo volume di Mémoires et aventures d’un homme de qualité, molto censurato e molto letto, che ha ispirato anche il cinema fin dal 1927, con il film di John Barrymore e Dolores Costello, Manon Lescaut è un dramma lirico in quattro atti: al libretto si avvicendarono vari collaboratori, fra cui spiccano il commediografo scapigliato Marco Praga e il librettista Luigi Illica che, insieme al drammaturgo Giuseppe Giacosa, avrebbe fornito a Puccini i tre capolavori successivi.
La storia d’amore era già stata raccontata in musica da Daniel Auber (1856) e poi da Jules Massenet (1884), ma Puccini non temette il confronto, in quanto l’opera precedente obbediva allo stile francese dell’opéra-comique con regole che escludevano le nuove istanze europee, mentre il maestro lucchese avviava il melodramma verso il nuovo secolo. La prima fu tenuta al Teatro Regio di Torino, il 1° febbraio 1893.
Il primo atto comincia sul piazzale antistante una locanda ad Amiens, dove un gruppo di studenti, tra cui Renato Des Grieux, scherza e si diverte corteggiando le donne presenti. È sera e sopraggiunge una diligenza, da cui discende una fanciulla, Manon, accompagnata dal fratello Lescaut, la cui bellezza attira il vecchio Geronte de Ravoir, che viaggia con loro, ma anche il giovane Des Grieux che, dopo aver avvicinato Manon, riesce a strapparle un incontro segreto. Des Grieux rivela alla ragazza che Geronte la vuole rapire e le propone di fuggire con lui verso Parigi. Gli studenti deridono Geronte, che vorrebbe inseguire i fuggitivi (“Venticelli ricciutelli”), ma Lescaut lo invita alla calma, perché, conoscendo bene la sorella, sa che l’amore per il lusso prevarrà su quello per il giovane.
Il secondo atto si apre nella lussuosa casa di Geronte, mentre Manon si dedica alla sua lunga toilette. Attraverso un flashback si viene a sapere che la ragazza, come aveva predetto il fratello, si è presto stufata della miseria in cui viveva ed è divenuta l’amante di Geronte, anche se rimpiange il precedente amore (“In quelle trine morbide”). Dopo aver seguito la consueta lezione di ballo, Manon rimane sola ed all’improvviso irrompe nella camera Des Grieux, guidato dal fratello di lei. Tra i due torna a scoppiare la passione (”Tu, tu amore? Tu?”), incuranti del pericolo. Infatti il vecchio amante, rientrando nella stanza, li coglie in flagrante. Geronte fa arrestare la ragazza, nonostante il tentativo di fuga.
Il terzo atto è ambientato nel porto di Le Havre, dove Manon sta per essere imbarcata come prostituta in una nave in partenza per l’America. Fallisce il tentativo di fuga organizzato da Lescaut e Des Grieux, che, vista perduta ogni speranza, prega il capitano del bastimento di potersi imbarcare insieme all’amata. Colpisce la marchiatura a fuoco delle donne, che vengono chiamate per nome, mentre il popolo commenta.
L’atto quarto contiene la triste conclusione: i due protagonisti si trascinano in una landa deserta. Manon è giunta ormai al limite delle sue forze e muore tra le braccia di Des Grieux.
Alla presentazione, curata dal Direttore Artistico del teatro Paolo Arcà, sia il regista sia il direttore d’orchestra sono stati entrambi concordi nell’aver volutamente evitato riletture che stravolgessero l’opera. “Puccini va trasmesso senza stravolgimenti”, ha affermato Bartoletti, mentre Tambosi, al suo debutto in Italia, ha aggiunto: “Il cinema e la tv possono usare certe tecniche molto meglio, io preferisco limitare lo strumento tecnologico a quei pochi casi in cui può aiutare la resa di un concetto al pubblico”.
Perciò Tambosi ripropone l’allestimento che andò in scena alla Lyric Opera di Chicago nel 2005. L’allestimento presenta la sua novità nel lavoro continuo fatto dal regista per portare alla luce l’interiorità dei personaggi: soprattutto ha puntato molto sulle varie trasformazioni che modificano la protagonista, da giovane in balia dei suoi sogni a seduttrice ed appassionata amante e a donna condannata a perdere sé stessa e la vita. Quindi un allestimento lineare, pulito, ma non superato, che non forza i contenuti del melodramma, per far passare un messaggio che non c’è: non si è voluta scrivere quasi un’opera completamente nuova, come è accaduto per la Manon Lescaut rappresentata recentemente al Teatro Filarmonico di Verona con la direzione di Riccardo Frizza e la regia dell’inglese Graham Vick.
Le scene ed i costumi sono di Frank Philipp Schlössmann; particolarmente ammirati dal pubblico quelle sfarzose del II atto e la landa desolata dell’ultimo, dove le luci, di Gianni Paolo Mirenda, rendono ancora più forte lo squallore senza vita del deserto. Esperto del repertorio pucciniano, Bruno Bartoletti si presenta come un raffinato ed equilibrato esecutore, ma allo stesso tempo ci offre una direzione vibrante ed appassionata, senza mai indulgere a seducenti virtuosismi. L’orchestra prende parte al dramma. Emozionante l’esecuzione dell’Intermezzo del terzo atto.
Adina Nitescu interpreta il ruolo di Manon con una credibile presenza scenica, cosa che oggi il pubblico richiede: il cantante deve essere anche attore. Impegnata a tratteggiare le trasformazioni della protagonista, offre le sue migliori prestazioni dal II atto in poi, forse perché non vengono particolarmente sentiti i turbamenti della giovane Manon, quando sicura nel registro acuto duetta con il giovane amante e nell’atto finale, quando Manon sente avvicinarsi la morte e sola ed impaurita canta “Ah! Non voglio morir!...non voglio morir!.../ Tutto dunque è finito”. Questo è il momento della massima commozione. Anche in Tosca verrà cantato con forza e disperazione l’orrore per la morte, quando Cavaradossi si appressa all’esecuzione “L’ora è fuggita… / e muoio disperato! / E non ho amato mai tanto la vita!”.
Prima di Manon solo Violetta ne Lyric Operaaveva dichiarato il suo doloroso smarrimento di fronte alla morte. Ecco palesarsi la nuova sensibilità della fin de siècle: là dove la morte era l’unica possibilità per gli individui oppressi dal potere, dove si risolvevano i conflitti interiori, ora l’unica certezza è la vita. Walter Fraccaro è il cavaliere Des Grieux, tenore dalla voce potente, che sale con agilità nei toni più alti. Valida l’interpretazione di Roberto de Candia, che interpreta Lescaut. Di buon livello la performance del resto del cast: Geronte interpretato da Danilo Rigosa, Edmondo da Andrea Giovannini. Lo spettacolo si chiude con successo, il pubblico applaude con generosità i cantanti, ma in modo particolare il direttore d’orchestra.