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Wagner Der fliegende Holländer. Pentatone inaugura il ciclo per il bicentenario
La Pentatone ha inaugurato da settembre 2011 il suo omaggio a Wagner rilasciando il primo dei pacchetti dedicati alle sue opere: Der Fliegende Holländer, composto tra 1840 e '41. Ben dieci ne comporranno il ciclo sotto la direzione di Marek Janowski con la Rundfunkchor Berlin & Rundfunk-Sinfonieorchester Berlin.
Un cast eccezionale affronta questa “ballata scenica” (Wagner dixit), opera che abbozza le forme primeve di letimotiv e di melodia infinita, il fulcro fondante del Musikdrama. Presentiamo i cantanti: Albert Dohmen nella parte dell'Olandese (basso-baritono), Ricarda Merbeth in quella di Senta (soprano), Matti Salminen come Daland (basso), Robert Dean Smith (Erik, tenore), Silvia Hablowetz (Mary, mezzosoprano), Steve Davislim (Steuermann, tenore).
Una registrazione colossale quella che ci attende all'ascolto: alla stessa stregua di quelle di Otto Klemperer (la sua del 1968 per EMI è con la BBC New Philharmonia Chorus & Orchestra e Theo Adam, Anja Silja, Martti Talvela, Ernst Kozub, Gerhard Unger, Annelies Burmeister) di cui Marek Janowski occupa la Guest Conductor Chair alla Pittsburgh Symphony Orchestra, e ricordando inoltre che la sua prima incisione per intero del Ring (Der Ring des Nibelungen) è stata tra 1980 e 1983 per RCA. Queste registrazioni dedicate al bicentenario della nascita di Wagner (1813) che si compirà nel 2013, sono invece recentissime, a cominciare da questa per Der Fliegende Holländer alla Filarmonica di Berlino del 13 novembre 2010, che affronta l'Ouverture introduttiva e declamatoria dei temi principali con piglio direttivo possente e vigoroso, con trombe ed ottoni ben calibrati e passaggi lirici teneramente “velati”, la cui ripresa è tornita da epico romanticismo.
L'Ouverture (Allegro con brio, Andante, Allegro con brio) del Vascello fantasma, l'altro titolo con cui è riconosciuta quest'opera romantica di Wagner poco indentificabile per lui stesso, come leggiamo dalle sue stesse denominazioni: Lied, scena, ballata e coro, è stata completata nel 1860 all'epoca del Tristan di cui si odono gli influssi cromatici. E qui è subito ben presente il desiderio di morte che contrae l'intera opera portando Senta, la donna fedele fino alla morte sacrificale per l'amato Olandese volante condannato a navigare finché non l'avesse trovata. Congiunti, il tema della tempesta e dell'Olandese stesso, la cui storia è tratta in parte dal racconto omonimo di Heirich Heine del 1834, da una fonte leggedaria non ben identificata del 1821, che Wagner trasforma in “azione interiore” per il rapporto tra Olandese e Senta, tradotto dai recitativi accompagnati; mentre le tradizionali arie svolgono l'”azione esteriore” spettante agli altri personaggi. Il dialogo tra Olandese e Senta, è in realtà muto: essendo loro due, durante il duetto centrale del secondo atto, già riconosciutisi, diviene un monologo a due in cui rivelano ciò che nei ritratti avevano già riconosciuto: un'affiliazione tra loro e la morte. La redenzione avverrà tramite sacrificio: l'unico modo per Senta di salvare l'Olandese dall'eterno navigar per mare è sposarlo per poi unirsi a lui nell'unico elemento che non li separerà mai, il mare.
Il confronto della versione dell'Ouverture con quella di Klemperer, più breve di circa 20 secondi, esaudisce da subito uno dei desideri più incontrovertibili di Janowski, come già dichiarato prima: l'estrema possanza nel ritmo che si manifesta in ogni andito musicale e nella scelta di cantanti come Matti Salminen, la cui estrema versatilità nella parte di Daland è stupefacente, in particolare nel duetto con il superbo e oscuro Olandese di Albert Dohmen. Il sollievo del Coro di marinai – splendidamente diretto da Eberhard Friedrich - per attraccare almeno per una notte, è forse l'unica concessione più di ampio respiro, per il resto, dal Coro delle ragazze e di Mary interpretata da Silvia Hablowetz che principia il secondo atto, sono tutti perlatamente intonati alla scatenata veemenza per la rivelazione delle immagini tematiche, nucleo sorgivo dei Leitmotiv (definizione tarda di Hans von Wolzogen), che sostanziano un'anarchia melodica di fatto strutturata su una sintassi schematica e ancora lontana dal Ring.
La Ballata di Senta che incorpora la storia dell'Olandese – già presentata da lui all'inizio in modo parziale – qui prende vita: di lì a poco, dopo il sogno di Erik, il cui duetto è capitale per il proseguio, apparirà l'Olandese in carne e ossa come uscendo dal quadro. La voce di Ricarda Merbeth evidenzia con circospezione e latente drammaticità il futuro svolgimento.
Vorrei in particolare sottolineare altre due scene: prima quella del duetto con Erik di Senta nel secondo atto, poi quella con l'Olandese. La caratura drammatica del duetto con Erik spiega in parte come il concetto di dramma è elaborato in Wagner, mutuandolo in questo caso da quello di compassione come condivisione della pena, dall'”amico” Schopenahauer (che asseriva: “qualsiasi amore che non sia anche compassione è puro egoismo”). Senta in questo dialogo si rivolge ad Erik, il cacciatore che lei non ama e rifiuta parlandole del ritratto dell'Olandese.
SENTA
Oh! non vantarti! Che può essere il tuo soffrire?
Conosci tu il destino di quell'infelice?
(Conduce Erik sotto al ritratto, e glie lo indica)
Senti tu il dolore, la profonda angoscia,
onde il suo sguardo su di me si china?
Ahimè! quel che la pace a lui eternamente tolse,
come tagliente dolore mi trapassa il cuore!
(O, prahle nicht! Was kann dein Leiden sein?/ Kennst jenes Unglücksel'gen Schicksal du?/ (Sie führt Erik dicht vor das Bild/ und deutet darauf)/ Fühlst du den Schmerz, den tiefen Gram,/ mit dem herab auf mich er sieht?/ Ach, was die Ruhe für ewig ihm nahm,/ wie schneidend Weh durchs Herz mir zieht!). Come afferma molto comprensibilmente Carl Dalhaus: “E' il dialogo: è attraverso il discorso verbale che gli interlocutori prendono coscienza di se stessi e delle situazioni che li definiscono e li condizionano. (…) Il condizionamento di una fatalità che assale gli uomini dal'esterno ”(I drammi musicali di Richard Wagner, Marsilio, 1983, p. 28) La splendida voce di Erik è di Robert Dean Smith che con quella di Senta di Ricarda Merbeth si concatena in armonia nonostante il dibattimento interiore.
In questo dialogo sul sogno di Erik – ecco l'anticipazione freudiana di Wagner – si svela l'arcano del ritratto e si concretizza il doppio dramma: di un amore vietato all'uno, Erik, da una profezia, che allo stesso tempo condanna anche lei, Senta, a non poter coronare il suo sogno di amare riamata l'Olandese cui è promessa dal padre Daland. L'”azione interiore” è perfettamente suffragata anche dal tipo di vocabolo usato: Das Bild, in tedesco non è solo il ritratto ma l'immagine, con tutte la forza espressiva che contiene un simile surrogato della proiezione puramente psicoanalitica (e difatti lo stesso Olandese, in seguito, parlerà di Bild per Senta, come se l'avesse vista anche lui in ritratto...).
Appena dopo l'aria compassionevolmente romantica di Daland (Salminen) si svolge l'epicentro del dramma, ovvero il duetto tra Senta e l'Olandese Volante, in cui di nuovo si evoca un passato condiviso tra l'Olandese e Senta che in questo caso prende vita tramite un riconoscimento precedente come in un “sogno” profetico: qui le voci di Dohmen (Der Holländer) e Merbeth (Senta) alitano alte e auliche come in un trapassare la quotidianità in una “notte” simile a quella del Tristan. E la stessa genesi dell'opera, il perdersi di Wagner in una vera tempesta nel 1839 durante un viaggio in mare, diviene epica, facendo di nuovo sussultare all'annuncio dell'Olandese e dopo, sulla sua nave maledetta. Come Senta si perderà nel mare del Vascello Fantasma noi ci perderemo tra i flutti evocati dall'Orchestra della Radio di Berlino col suo Coro diretti da Janowski - bravo anche Steve Davislim nella parte di Steuermann - attendendo con fervido desiderio la prossima uscita della Pentatone dedicata ai Die Meistersinger von Nürnberg il 16 gennaio 2012.