Supporta Gothic Network
Milano MUDEC. Kandinskij e la forma del colore
Al MUDEC a Milano una mostra dedicata a Vasilij Kandinskij, Il cavaliere errante, a cura di Silvia Burini e Ada Masoero dal 15 marzo al 9 luglio 2017, racconta il periodo di raccordo tra figurazione ed astrattismo, partendo dalle radici spirituali della Russia popolare ed evidenziando quel punto di passaggio che è stato il 1889 con il trasferimento del giovane pittore (nato a Mosca nel 1866) nel governatorato del Vologda, nel nord ovest della Russia.
Le 49 opere in esposizione, alcune in premiere italiana, provengono dai più importanti musei russi georgiani e armeni, a cominciare dal Nuovo Ermitage di San Pietroburgo, dalla Galleria Tret’jakov, il Museo di Belle Arti A.S. Puškin e il Museo Panrusso delle Arti Decorative, delle Arti Applicate e dell’Arte Popolare di Mosca; inoltre alcune sono state prestate dal Georgian National Museum e dalla Galleria Nazionale dell’Armenia di Erevan. La mostra espone poi ben 85 tra icone, stampe popolari ed esempi di arte decorativa che disegnano un percorso iconografico e storico dell'evoluzione del pittore russo tra le radici e le influenze dei suoi “pellegrinaggi” nella terra d'origine ed in Germania soprattutto.
Una promenade sullo sfondo musicale dei Quadri di un'esposizione dell'amato Modest Musorgskij, su cui Kandinskij aveva montato un “quadro d'animazione” con le sue pitture, questa mostra “errante” convola a nozze con le radici popolari russe, di cui il Nostro era intriso a partire dalla scelta dei colori cardine e primari: il blu, il rosso ed il giallo, che si ritrova nei cavalli di legno per giocare come negli slittini per bambini esposti insieme ai bauli, tutti riccamente dipinti, per iniziare il suo percorso in quella Russia pagana e cristiana che avvolge come Grande Madre l'artista che dai “lubok” (le antiche fiabe illustrate russe) trae linfa vitale.
La religiosità di questo artista nato a Mosca e che per Mosca ha dipinto La Piazza Rossa nel 1916 tutta rotondeggiante e fusa con quei colori che sono la sua matrice insieme alla madrepatria, è sempre presente come nel dipinto da cui trae ispirazione la mostra: Il cavaliere (1914-15) “errante” con sottotitolo San Giorgio, patrono di Mosca e raffigurato nel suo stemma che uccide un basilisco, come è rappresentato nelle icone che circondano i dipinti del Nostro, per la maggior parte risalenti al XVI secolo.
Nella stanza che segue, dalla parte opposta ad un'installazione visiva interattiva col pubblico, come la stanza sonora che modifica un percorso di linee grazie a un sensore di prossimità, con sfondo sonoro di Schönberg, si notano tre quadri dai contorni tra il grigo ed il sabbia: Meridione del 1917; Improvvisazione 217 (Ovale grigio) ed il ritrovamento recente di Tratti neri del 1920, tutti diversi cromaticamente – a parte l'impronta coloristica e geometrica con le altre tele del periodo astratto – per una variazione su toni spenti, soprattutto la variazione grigia, del tutto peculiare di questi tre esempi che datano tra il matrimonio con Nina del 1917, con seguente viaggio in Finlandia ed il ritorno a Mosca come primo direttore del Museo d'Arte di Mosca (1919) e la morte del figlio Volodia (1920).
L'unione con la musica, onnipresente, datiamo 1911-1914 l'intenso scambio epistolare dopo aver conosciuto Arnold Schönberg, si espone in quel Cuneo viola (Ouverture musicale) del 1919 che nasce dopo che quel libro cardine di Kandinskij, ovvero lo Spirituale nell'arte (terminato nel 1911; in Italia pubblicato da SE), si è formulato nei suoi quadri tra i punti, le linee, i colori, cbe hanno acceso la favella dell'ispirazione in questo artista unico nel suo percorso errabondo nel triangolo dell'arte espressiva attraverso la sua stessa forma.