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XXXIX Festival della Valle D'Itria. Il Requiem di Verdi per immortalare Manzoni
Chiusura prestigiosa della XXXIX edizione del Festival della Valle d'Itria a Martina Franca. In ossequio alle celebrazioni verdiane, dopo la rappresentazione dell'opera giovanile Giovanna d'Arco, appuntamento con la musica immortale e della maturità del genio di Busseto. Giovedì 1° agosto 2013 in un affollato atrio del Palazzo Ducale il giovane direttore israeliano Omer Meir Wellber ha diretto l'Orchestra Internazionale d'Italia nell'esecuzione della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi.
La Messa da Requiem, eseguita per la prima volta nel 1874, per commemorare Alessandro Manzoni ad un anno dalla morte (circostanza che dovrebbe indurre i docenti di liceo a non limitarsi a ripetere pedissequamente I promessi sposi, ma anche a sottolineare i rapporti tra musica e letteratura), non è solo una composizione di circostanza, seppur di altissimo livello.
La visione di Verdi nei riguardi delle implicazioni religiose ed filosofiche del rapporto dell'uomo con la morte ed il significato del passaggio da una vita terrena ad una immateriale sono affrontate nella scrittura di questa composizione con la saggezza e la profondità di pensiero di un uomo maturo, pratico e concreto, che aveva basato la propria esistenza sulla base di valori essenziali ma fondamentali come la correttezza morale, l'onestà, il rispetto della dignità umana e della realizzazione dei propri ideali. Il momento così cruciale come l'abbandono di questa terra, l'eredità morale lasciata ma anche il rapporto dell'uomo con il giudizio divino in rapporto alle sue azioni in vita ed il ricordo che proprio per questo rimane in chi continua a vivere: questi sono i concetti sempre presenti nella composizione della Messa da Requiem verdiana.
L'ascolto di questa composizione, così come le altre della maturità, svelano all'ascoltatore l'evoluzione e la raffinatezza armonica e formale raggiunta da Verdi. In questo Festival la presenza di un'opera giovanile come la Giovanna d'Arco ha ulteriormente consentito di evidenziare quanta strada avesse fatto Verdi nel suo percorso personale rispetto alle prime opere.
Il pubblico ha potuto constatare ed apprezzare la bellezza e la profondità delle idee musicali, la sapiente orchestrazione e la distribuzione fra le parti vocali dei solisti ed il coro delle varie sezioni nelle quali è tradizionalmente suddivisa una composizione come questa.
Un'alternanza di momenti di intima meditazione e “rumorosa”, in senso orchestrale ma non per questo fastidiosa (come non apprezzare il celebre “Dies Irae”), rappresentazione di sensazioni.
Pubblico delle grandi occasioni. Atrio del palazzo Ducale gremito al limite delle possibilità concesse. Trascinante l'esecuzione dell'Orchestra Internazionale d'Italia.