Supporta Gothic Network
Festa del Cinema di Roma 2012. Ixjana in Concorso. Le maschere della realtà
Un andamento ondivago e rarefatto, altalenante tra sprazzi di realtà, ricordi e sogni, caratterizza il film Ixjana di Józef e Michal Skolimowski. La pellicola si intona su colori e azioni surreali incorniciata da plurimi flashback: una densa coltre erotica sottende tutto lo svolgimento del film (a volte po' troppo arzigogolato) raccogliendo spunti e citazioni a piene mani da autori com Lynch, il compatriota Polanski, il Kubrick di Eyes Wide Shut che compare subito nella festa in maschera da cui si scatena la rimozione del protagonista Marek sull'omicidio dell'amico Arthur.
Ixjana per ora rimane il prodotto più originale e distinto del Festival del Cinema di Roma insieme a Marfa Girl e contiamo che prenda un premio già solo per questo, se non per omaggiare il fratello di Michal, autore anche delle musiche del film, il compianto Józef, scomparso a maggio in India.
L'atmosfera della pellicola, cupa e sfuggente nel suo divenire incerto, è coadiuvata dalla musica curata da Józef, che intreccia delle fiabe nere in sottofondo, credendo quasi di ascoltare un Nick Cave dalla voce trasmutata dall'elettronica dark degli echo su una base tra Triky e Massive Attack.
Il pellegrinaggio labirintico di Marek – l'audace, seducente e suadente Sambor Czarnota – si attua attraverso passaggi nella memoria, come se entrasse in altre dimensioni a cavallo fra sogno e realtà: in queste regioni impervie del suo percorso incontra una veggente che coincide con Marlena, l'affascinante Magdalena Boczarska, di cui s'innamora perdutamente. Ixjana dopotutto, più che in lei si tramuta nel sentiero cui giunge Marek tassello dopo tassello - è questa in fondo la veggenza di lei -, incontrando Arthur in un vicolo oscuro, rientrando nella villa della festa in maschera, dialogando di Amleto con un attore ben celebre nella terra dei due registi.
Maschere che ricordano Donnie Darko, quella con il volto della morte e le lunghe corna del diavolo, rimandano a tempi paralleli, e ai lynchiani conigli, memori di salti nell'oscillare della coscienza diacronica in modo asincrono: un film che, come direbbe David Tibet dei Current 93 (gruppo che scommetto è nelle corde dei due registi figli del famoso Jerzy Skolimowski), invece di toglierle, aggiunge ulteriori maschere alla realtà.