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Festival del Cinema di Roma 2010. Tornano i diritti e tra i film la topografia del crimine
Una manifestazione ha inaugurato il pomeriggio del 28 ottobre 2010 verso le 17.30 la Festa del Cinema di Roma: l’occupazione pacifica e loquace del red carpet, tanti i discorsi e soprattutto le parole di solidarietà tra i lavoratori dello spettacolo e gli attori presenti sul tappeto rosso come Keira Knightley in primis, protagonista del film di apertura della Selezione Ufficiale in Concorso Last Night, film da vedere e che fa pensare, raffinatissimo escursus sul rapporto di una coppia con il tradimento.
Una grande sensazione a vedere la Cavea dell’Auditorium ed il tappeto rosso riservato alle star conquistato dal fiume tranquillo dei lavoratori dello spettacolo che, dopo una lunga fila di protesta parallela alla grande venue dell’Auditorium, sono giunti al traguardo, in principio con l’autorizzazione della Questura e senza quella dell’organizzazione della Festa del Cinema (cfr. articolo sul Corriere della Sera di Valerio Cappelli del 28 ottobre 2010), poi evidentemente giunta al nastro d’arrivo.
Un pensiero che questa scia di persone rappresenti una mobilitazione che si attendeva da vent’anni, che dovrebbe unirsi a quella di tutte le altre forze democratiche di questo paese a cominciare dai sindacati, ed estesa a tutte le amministrazioni pubbliche che si stanno decimando coi tagli all’occupazione, che non fanno che ulteriormente accrescere il divario provocato dalla sperequazione. Come ci spiega il documentario di Giovanni Pedone Crisi di classe, in anteprima per gli Eventi Speciali del Festival il 4 novembre alle 16.30, i tagli all’occupazione non fanno che decimare quelle ultime possibilità di ripresa in un’economia di mercato che, ormai lo sappiamo tutti, si regge sulla crescita esponenziale dei consumi, e quindi sull’aumento direttamente proporzionale del numero dei consumatori e dei loro stipendi per incrementare il loro potere di acquisto.
Passiamo ai film: l’agghiacciante Animal Kingdom di David Michôd presenta una serie di attori perfettamente a loro agio nella parte. A cominciare dallo spietato capo clan dei Cody, Pope, interpretato da Ben Mendelsohn e capitanato dalla “madre dei serpenti” Smurf Cody (l’eccezionale Jacki Weaver), insieme al debuttante James Fresheville che recita sotto il nome di Joshua Cody, spesso abbreviato in J, l’iniziale del nome di Dio, a rappresentare una teologica topografia del crimine. L’unico spiraglio di luce e di gran prova attoriale è il “luminoso” detective Nathan Leeckie (l’unica scena in cui appare più luce è quella della sua descrizione di forti e deboli al ragazzo J), ovvero Guy Pearce.
Last Night della regista iraniana Massy Tadjedin, meriterebbe un premio a priori: sia per l’inebriante sceneggiatura ricca di sottigliezze nei dialoghi, mai finti e sempre verosimili, sia per l’attenzione ad una ricerca stilistica nell’intepretazione che le fa guidare gli attori in una New York esattamente così com’è, un ritratto intimo di ciò che Glamorama di Brett Easton Ellis propone come superficie delle cose, la vita oltre le pagine, come l’inizio di American Psycho ma senza omicidi. Qui però i sentimenti esistono e guidano le persone. Sia Micheal sia Joanna, Laura e Alex si muovono nello spazio dei palazzi a picco sulle stelle solo per ritrovare sensazioni, momenti perduti nel tempo: un trascorrere acronologico che li fa intensamente fluttuare sulla superficie rivelando il profondo.
Un altro film che consiglierei, un po’ a tutti per quello sguardo onirico e malinconico che cattura fin dalla prima inquadratura dello splendido protagonista adulto Thomas, Pascal Greggory coi suoi occhi blu aperti all’indietro su di sé, è Quartier Lointain di Sam Garbarski (belga del 1948). In competizione per Alice nella città, il film delinea un passaggio tra il presente e la pubertà di un ragazzo che è il protagonista, rievocando i giorni precedenti e successivi alla scomparsa del padre. Delicato e surreale, ha riscosso un ludibrio presso i ragazzi che partecipavano alla proiezione come Giuria Popolare.
John Landis negli Extra invece ha presentato il suo nuovo film, Burke & Hare (che in inglese, traducendo, suonerebbe come “Silenzio (soffocamento) e Lepre”, il silenzio della lepre?!). Commedia esilarante su come guadagnarsi la vita procurandosi cadaveri, con due piccoli e divertenti criminali come protagonisti. Prima un’intensa conversazione tra il pubblico e Landis, condita da applausi a scena aperta, dai Blues Brothers a Thriller con Micheal Jackson, una parabola di risate a tutto spiano sulla commedia americana a tinte forti. Specialmente quella della fantomatica trasformazione di Un lupo mannaro americano a Londra (un horror del 1981) intercalata da batture micidiali e sferzanti oltreché paraboliche: “Che fa Bush dopo l’11 settembre quando ci hanno attaccato i terroristi sauditi? Va a bombardare Iraq e Afghanistan!”