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Festival del Cinema di Roma 2010. We want Sex e Oranges and Sunshine
Una carrellata di film impegnati il 31 ottobre tra Oranges and Sunshine di Jim Loach, degno figlio del padre Ken; We Want Sex di Nigel Cole, autore di L’erba di Grace nel 2000; Five Day Shelter, la prima prova al lungometraggio dell’irlandese Ger Leonard; per ultimo i primi venti minuti di Dylan Dog Dead of Night con Kevin Munroe alla sua seconda regia (la prima TMNT nel 2007).
Cominciamo dalle delusioni: i primi venti minuti di Dylan Dog negli Eventi Speciali ci hanno mostrato un protagonista uscito da una palestra di body building inserito in una New Orleans che non ha nulla di gotico e tantomeno di atmosfera paranormale. Il protagonista Brandon Routh non assomiglia nemmeno un po’ all’ispiratore del personaggio Rupert Everett, e sembra di star a guardare il solito film action con Tom Cruise e la bellezza di turno. Da sconsigliare agli amanti del fumetto abituati a tutt’altro tipo di atmosfere.
In Concorso nella Selezione Ufficiale Oranges and Sunshine di Jim Loach è una storia vera: Margaret Humphreys, l’eccezionale Emily Watson nel film, è un assistente sociale che scopre un traffico di bambini dall’Inghilterra all’Australia – qui chiamata Empire che sta per British Empire risalendo alla nomenclatura nata con le colonie a cominciare proprio dall’Australia poi diventata parte del Commonwealth - iniziato intorno al 1860 con le deportazioni dei criminali (i bambini erano in buona compagnia) e durata fino agli anni ’60. La forzata immigrazione era dovuta alle condizioni indigenti delle famiglie dei bambini che lo stato inglese ha fatto emigrare rinchiudendoli in istituti di frati come Bindoon, dove hanno subito sevizie e violenze di ogni tipo. In un panorama come questo lavora Margaret Humphreys, ricevendo minacce dai frati accusati di violenza e cercando di ricongiungere le famiglie sopravvissute al tempo ed alla lontananza.
Quello che invece a mio avviso non è un film riuscito, sia per lentezza che per una patina di grigiore un po’ troppo ostentata nella descrizione di situazioni tutte drammaticamente instabili e senza una reale soluzione, è il film in Concorso nella Selezione Ufficiale di Ger Leonard Five Day Shelter. Qui sembra dimorare un’estrema visione dei conflitti familiari e nessuna poesia di fondo. Un nichilismo disperato domina l’intera pellicola.
Fuori Concorso nella Selezione Ufficiale We Want Sex (Made in Dagenham in originale) di Nigel Cole è uno dei film più riusciti dell’intera manifestazione e sarà difficile superarlo per argomento, la lotta delle operarie inglesi della Ford per la parità di salario cogli uomini a Dagenham nel 1968. E per un brio sorprendente che caratterizza tutto il film, dagli episodi più clamorosamente drammatici come il conflitto tra la protagonista Rita O’Grady interpretata dalla splendida Sally Hawkins ed il marito Eddie a quelli più comici che testimoniano un’unione solidale soprendente tra queste 187 donne della fabbrica di Dagenham. Affiancata da Miranda Richadson nella parte di Barbara Castle, Ministro del Governo Inglese di quel periodo, all’inizio piuttosto ostile alla lotta delle operaie, Rita O’Grady riuscirà a guiidare la rivolta aiutata da Albert, un Bob Hoskins incredibilmente sottile nella sua intepretazione del braccio destro di Rita, e ad ottenere il riconoscimento dal Parlamento Britannico.